Apple, con una mossa a sorpresa, ha rimosso le app di messaggistica più popolari tra cui WhatsApp, Threads, Telegram, Signal e altri due, dal suo App Store PorcellanaS. La mossa arriva per volere del governo di Pechino, secondo un rapporto del Wall Street Journal, e arriva ad intensificare la rigorosa censura e il controllo dei dati della Cina.
Secondo Apple, questa azione è dovuta a preoccupazioni di "sicurezza nazionale", senza specificare le ragioni esatte. Tuttavia, il WSJ riferisce che l'amministrazione cinese del cyberspazio ha chiesto ad Apple di rimuovere WhatsApp e Threads a causa di "rapporti problematici" sul presidente cinese.
La mossa colpisce milioni di utenti in Cina, che non avranno più accesso a queste popolari piattaforme di comunicazione. È ancora possibile accedere a queste applicazioni tramite VPN, ma utilizzarli sta diventando sempre più difficile per i cittadini cinesi.
Apple, che è il principale produttore di smartphone in Cina, si trova di fronte a un dilemma. Da un lato vuole mantenere l’accesso a uno dei mercati più grandi del mondo per i prodotti di consumo. D’altro canto, l’azienda si trova ad affrontare una crescente pressione da parte del governo cinese affinché rispetti le rigide norme sulla censura e sui dati.
La decisione di Apple di rimuovere queste app è l’ennesimo esempio del crescente controllo della Cina su Internet. Negli ultimi anni il Paese ha intensificato la repressione su Internet, censurando i contenuti, limitando l’accesso alle piattaforme di social media e applicando norme più severe sulla sicurezza dei dati.
La pressione su Apple continua:
Apple non è l'unica azienda tecnologiasta affrontando la pressione della Cina. Google, Facebook e Microsoft hanno dovuto affrontare censura e restrizioni anche in Cina. La pressione su queste aziende solleva seri interrogativi sull’etica di operare in paesi con severi controlli di censura.